NO ALLA POLITICA COME PROFESSIONE di Antonio Borghesi

Pubblico di seguito, condividendolo in toto, l'ultimo intervento dell'On. Antonio Borghesi, deputato veneto di Italia dei Valori, già responsabile nazionale dei dipartimenti tematici ai tempi in cui ero componente del dipartimento nazionale "sanità e diritto alla salute"
Egli è oggi componente della Commissione speciale per l'esame di disegni di legge di conversione di Decreti-legge e della commissione "V Bilancio Tesoro e Programmazione". Nell'intervento l'On. Borghesi affronta una tematica da me proposta già diverse volte e che credo sia uno dei motivi per cui siamo avversati dalla classe politica in modo trasversale. In effetti quando noi diciamo un forte no alla politica come professione andiamo ad intaccare i privilegi della "casta". Tutti coloro che nella vita hanno solo fatto i "politici" si sentono feriti nel proprio orgoglio e nel proprio portafoglio. Certo non possiamo limitarci ad inserire nel nostro programma e nel nostro linguaggio questa battaglia di civiltà. Ricordo prima a me stesso che abbiamo raccolto le firme per sostenere la proposta referendaria di Beppe Grillo per il limite dei due mandati parlamentari. Siamo prossimi al congresso nazionale. E' il momento di attuare allora questa battaglia di civiltà, inserendo innanzitutto nel nostro Statuto il limite dei due mandati.
Per questo motivo di coerenza sarò tra i sottoscrittori della mozione dell'On. Borghesi e invito a fare altrettanto a quanti, a cominciare dai delegati al congresso, ritengono l'impegno politico un servizio ai cittadini e al Paese.

Emilio Iannotta


Quando, nel 2000, entrai in Italia dei Valori i temi della moralità nella vita pubblica e del cambiamento della classe politica stavano al primo posto, prima di qualunque altra considerazione e venivano continuamente declinati negli slogan della nostra campagna elettorale per le elezioni politiche del 2001.

Subito dopo quelle elezioni, quando assunsi l’incarico di “Coordinatore Nazionale dei Dipartimenti Tematici”, che furono allora da me costituiti insieme a Giorgio Calò, ci demmo, come primo compito, quello della stesura di un “Programma politico generale” di Italia dei Valori. Il lavoro impegnò per alcuni mesi, non senza discussioni anche aspre, un centinaio di persone, con svariate competenze di elevata qualità. Al termine dei lavori fu lincenziato un testo, che passò agli organi politici del partito, venne posto integralmente sul sito internet e rimase invariato fino alle elezioni politiche del 2008, con una revisione svolta nel 2006/2007. Riporto ciò era scritto nella premessa di quel programma:

“L’Italia dei Valori ritiene indispensabili alcune semplici regole che valgono sia all’interno del partito che al suo esterno, nel quadro generale della vita pubblica italiana.
Per eletti, nominati o designati negli enti e classe dirigente vogliamo
· incompatibilità tra le cariche di ministro e di parlamentare; di parlamentare europeo e parlamentare nazionale; di ministro e di professionista; di parlamentare, consigliere regionale e sindaco nei casi in cui si possa determinare conflitto di interesse
· in tutte le assemblee elettive, massimo di due legislature
· controllo delle spese elettorali anche in caso di elezioni europee, a cura dei revisori dei conti dei bilanci e dei revisori dei conti dei bilanci dei partiti per i parlamentari
· riduzione dei costi della politica e conseguente diminuzione del numero degli eletti e degli assessori; limitazione della possibilità di partecipare a più commissioni in cui sia previsto un gettone di presenza
· trasparenza delle nomine negli Enti, nelle Società a capitale pubblico, nelle Società a capitale misto; auditing pubblici di commissioni parlamentari e consiliari, integrate da tecnici, esamineranno i curricula dei candidati e proporranno una rosa di nomi nell’ambito dei quali gli organi esecutivi degli enti opereranno le scelte
· tetto massimo per stipendi e indennità dei presidenti e dei componenti dei consigli di amministrazione che non potranno superare quelli dei parlamentari
· ridefinizione del ruolo e del funzionamento delle Autorità e del rapporto con enti e società sottoposti al loro controllo
· vigilanza del Senato, in quanto Camera federale, sulle Autorità;
· revisione dei criteri di nomina e delega al Presidente della Repubblica;
· revisione degli stipendi dei Presidenti e dei componenti le Autorità che non potranno superare l'indennità dei Parlamentari;
· divieto di assunzione di parenti entro il terzo grado di parentela nelle Autorità e negli Enti e Società sottoposte al loro controllo nonché nelle Istituzioni e nelle Società private che hanno rapporti con le Autorità e viceversa.”

Il “NO” alla “politica come professione”, come ben ci si può immaginare, è di quelli particolarmente cruciali ed è tra quelli che, a mio giudizio, sono alla base di tanti consociativismi presenti nella poltica italiana. E’ così che si è in realtà formata quella che da tutti viene definita “la casta”. I privilegi della casta nascono proprio dalla trasformazione della “politica come servizio” in “politica come mestiere”. Per questo, noi di Italia dei Valori, crediamo che il cambiamento delle solite vecchie facce della politica passi attraverso una limitazione dei mandati parlamentari. Solo così si possono garantire i principi di meritocrazia e di cambiamento e fare si che colui che ricopre cariche politiche abbia prima dimostrato le sue capacità nella società civile, alla quale deve tornare dopo aver esercitato il mandato elettorale. Non deve esistere un principio che “la politica è professionalità”, poiché dopo sei mesi tutti possono apprendere i “meccanismi” di funzionamento del Parlamento e, in ogni caso, il vantaggio della nuova linfa è sempre preferibile a quello di una professionalità usurata.
Per questi motivi ho deciso di presentare al Congresso Nazionale del 5-6-7 febbraio 2010 la seguente mozione:

“Il partito, e per esso i suoi organismi dirigenti nazionali, devono dare attuazione al principio della “politica come servizio” e per tale ragione “nessuno, ad eccezione del Presidente del partito, che abbia già svolto il mandato parlamentare per più di due legislature, potrà essere candidato ad un terzo mandato. Il principio potrà non essere applicato nel caso in cui una legislatura si interrompa prima che sia trascorsa la metà della sua durata naturale. E’ indifferente il fatto che il mandato parlamentare sia stato svolto alla Camera o al Senato. La regola vale anche per il mandato di consigliere regionale e delle province autonome di Trento e Bolzano.

Chiunque voglia sottoscrivere la mozione potrà farlo inviando un messaggio in posta elettronica al seguente indirizzo, dichiarando altresì se è delegato al congresso: opinioni@antonioborghesi.it

On. Antonio Borghesi

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