I poteri del Presidente della Repubblica

Ciampi-Napolitano

Ciampi-Napolitano
Pubblico, condividendo in toto, tratto dal blog di Massimo Donadi, capogruppo alla camera di Italia dei Valori, un significativo intervento avente per oggetto le prerogative istituzionali del Presidente della Repubblica.
Aggiungo una riflessione personale. Tali prerogative assumono particolare rilievo a salvaguardia delle Istituzioni e della democrazia avendo il nostro Paese una legge elettorale che consente, di fatto, ad una persona- il Presidente del Consiglio- di nominare la maggioranza dei Parlamentari e di essere, allo stesso tempo, portatore di un evidente conflitto di interesse, che in più ambiti (da quello economico a quelo giudiziario) e in diverse circostanze, lo ha indotto ad imporre decreti legge e disegni di legge evidentemente non pensati nell'interesse di tutti i cittadini.

Emilio Iannotta


Poche settimane fa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha controfirmato la legge sul condono fiscale, una legge profondamente sbagliata perché favorisce ladri, evasori, mascalzoni e criminalità organizzata.Rispetto a quella firma, Di Pietro si indignò perché la ritenne un atto di abdicazione e di resa, un atto di svilimento delle prerogative costituzionali e presidenziali, proprio in virtù delle spiegazioni che lo stesso presidente ebbe a dare ad un ignaro cittadino, durante una visita ufficiale in quel di Matera. “Chiedermi di non firmare non significa niente – disse Napolitano – nella costituzione c’è scritto che il presidente promulga le leggi. Se non firmo oggi il Parlamento rivota un’altra volta la stessa legge ed è scritto che a quel punto io sono obbligato a firmare”. Fu questa l’affermazione che Di Pietro contestò giustamente ma con toni forse eccessivi, tanto da pentirsene qualche tempo dopo pubblicamente. Nei giorni successivi alla promulgazione dello scudo fiscale, molti commentatori illustri intervennero a sostegno di Napolitano. Il presidente della Repubblica non ha potere di veto, scrissero tutti. Come a dire, è la solita Italia dei Valori che le spara grosse.Oggi, alla vigilia dell’ennesima legge ad personam, la sfascia-processi, è un ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a dire che “se una legge non va, non si firma”. E che “non si deve usare come giustificazione il fatto che il presidente poi comunque è costretta a firmarla”. “Respingere una legge sbagliata è un modo per lanciare un segnale forte a chi vuole alterare le regole”. Arriva addirittura a citare Francesco Saverio Borrelli “Oggi l’unica regola per chi ha a cuore le istituzioni è resistere”. Parole pesanti, di alto spessore politico, proprio perché giungono da un presidente emerito e che, come a nessuno può sfuggire, ribadiscono la stessa critica avanzata a suo tempo da Di Pietro.Improvvisamente, però, illustri “commentatori pret a porter”, quegli stessi che ebbero a dirne di tutti i colori a Di Pietro, oggi riscoprono il valore del potere del presidente della Repubblica. E allora, tutti giù a scrivere che bocciare una legge non è inutile, che il rinvio non è un gesto vano e che va fatto a prescindere dalla possibile riapprovazione del Parlamento. Insomma, tutti improvvisamente danno ragione a Ciampi.Viene da chiedersi come mai la stessa identica critica susciti opinioni così diametralmente opposte. Viene forte il dubbio che i fatti o le opinioni non vengano giudicati con lo stesso metro, per via di irragionevoli ed inespugnabili pregiudizi.In questo Paese, ahimè, la verità in politica è un lusso che non tutti si possono permettere e la verità è l’unico vizio per il quale si paga sempre dazio.

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