Eravamo, noi occidentali, assuefatti all’idea che ai nostri figli mai sarebbe venuto meno il necessario (cure, alimenti, protezioni sociali, istruzione) e spesso ci siamo attardati nella ricerca del superfluo più originale o alla moda. Talvolta volgendo distrattamente il nostro sguardo verso il terzo mondo e interrogandoci su come fosse possibile che tanti bambini sopperissero nel 2000 per mancanza di acqua o vaccini.
E’ tempo, invece, che prendiamo coscienza degli effetti che la crisi economica sta determinando già oggi sulla condizione infantile nei Paesi ad alto reddito e provvediamo da subito a predisporre sinergicamente dei correttivi negli stili di vita, nei modelli culturali e nelle scelte amministrative.
Le difficoltà economiche delle famiglie monoreddito, dei precari, dei tanti giovani disoccupati, di quel vasto mondo che accresce progressivamente
la nuova povertà ha già determinato: 1)una significativa
contrazione della fertilità, in particolare (ma non solo) indigena. Ciò è particolarmente evidente nelle realtà montane e nei piccoli comuni a popolazione sparsa dove alla crescente disoccupazione giovanile si associa la esiguità e la precarietà dei servizi essenziali; 2)una preoccupante
contrazione delle spese per l’alimentazione, in particolare per latte e alimenti dedicati alla prima infanzia, con prevedibili conseguenze sullo stato nutrizionale e sull’insorgenza di allergie alimentari da precoce introduzione di latte vaccino e svezzamento; 3)
la chiusura di molti reparti pediatrici e la contrazione nell’offerta vaccinale aziendale nelle regioni, come la Campania, con esigenze di razionalizzazione della spesa sanitaria; 4)un percepibile aumento dello stress intrafamiliare che sommato alla precarietà della coesione sociale e all’isolamento sostanziale di famiglie e individui conduce inevitabilmente ad un
incremento delle problematiche di disagio psico-sociale, delle malattie mentali, del maltrattamento tra coniugi e dei figli, delle separazioni. Oltre a determinare, ovviamente, un preoccupante deterioramento delle pratiche
e delle opportunità educative.
Come in ritardo abbiamo preso consapevolezza della crisi economica , la cui esistenza è stata negata fino ad ieri l’altro dal Governo, fino al punto da subire il nostro Paese pubbliche derisioni e ultimatum con scadenza a pochi giorni, parimenti è forte il rischio di una sottovalutazione della precarietà attuale della condizione infantile. Abituati come siamo in Italia a gestire l’emergenza, a legiferare sull’onda emotiva di proteste e interessi particolari, mentre siamo scarsamente propensi alla programmazione e a mettere in sicurezza, sottraendole allo stillicidio quotidiano della polemica partitica, quelle risorse (ambiente, Istituzioni, Costituzione, bilancio dello Stato, famiglia, infanzia) essenziali per il nostro futuro. Non a caso sono a tutt’oggidel tutto inadeguate le politiche a sostegno dei nuclei familiari e dell'infanzia.Come in ritardo abbiamo preso consapevolezza della crisi economica , la cui esistenza è stata negata fino ad ieri l’altro dal Governo, fino al punto da subire il nostro Paese pubbliche derisioni e ultimatum con scadenza a pochi giorni, parimenti è forte il rischio di una sottovalutazione della precarietà attuale della condizione infantile. Abituati come siamo in Italia a gestire l’emergenza, a legiferare sull’onda emotiva di proteste e interessi particolari, mentre siamo scarsamente propensi alla programmazione e a mettere in sicurezza, sottraendole allo stillicidio quotidiano della polemica partitica, quelle risorse (ambiente, Istituzioni, Costituzione, bilancio dello Stato, famiglia, infanzia) essenziali per il nostro futuro. Non a caso sono a tutt’oggi del tutto inadeguate le politiche a sostegno dei nuclei familiari e dell'infanzia.
Pertanto determinante nel predisporre e attuare interventi correttivi e compensativi in materia sarà la lungimiranza, la tempestività e l’efficienza degli Enti Locali. I quali, nonostante i tagli sempre più sanguinosi ai loro bilanci, non possono sottrarsi dal farsi carico del destino dei loro bambini. In particolare alcuni obiettivi appaiono prioritari: a)assicurare una trasparente e diffusa informazione sui diritti e sull’iter burocratico (da ridurre all’essenziale) per godere degli stessi, con interventi specifichi dedicati ai gruppi a forte rischio di esclusione sociale; b)assicurare l’accesso universale ai servizi sanitari, educativi e informativi senza discriminazioni formali o sostanziali; c)integrare i servizi socio-educativi, sanitari e sociali per ottimizzare risorse e aumentare l’efficacia degli interventi; d)investire sulla professionalità e sulle motivazioni degli operatori; e)coordinare l’offerta pubblica e privata di servizi all’infanzia e alle famiglie; f)collaborare in rete con istituzioni scolastiche, associazioni, pediatri, comunità parrocchiali per promuovere corretti modelli culturali, consoni stili di vita e sostegno della genitorialità; g)facilitare ed incentivare un equo, diffuso, consapevole accesso alla Rete e alle strutture sportive.
E’ pur vero che i bambini non votano e in Italia si vota ogni anno: ma quale destino e quale credibilità può avere un Paese che non investe sull’infanzia e sulla famiglia?
Emilio Iannotta
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