Il fantasma del '94
che piace al Cavaliere

di GIUSEPPE D'AVANZO


C'È STATO un tempo in cui, accanto a Silvio Berlusconi, sedeva Cesare Previti: pagava i giudici per tenere lontano dalla severità della giustizia il patron di Fininvest. Diventa premier. Si cucina da solo l'impunità. Berlusconi non ha più bisogno di chi gli corrompe i giudici.

Se avesse ancora accanto a sé un barattiere, gli chiederebbe di pagare un pubblico ministero per procurarsi un bell'avviso di garanzia. Perché la campagna elettorale di Berlusconi ha bisogno - come noi dell'aria - del conflitto con la magistratura. Il suo elettorato non ama le toghe e, per parte sua, il Cavaliere indossa con splendore i sontuosi panni della vittima.

Il binomio radicalizza il suo elettorato, gli assicura la vittoria a mani basse, gli consente di attenuare la crisi di sfiducia che l'affligge; di cancellare l'inadeguatezza del governo; di dimenticare le minacce e i numeri di una crisi che, nonostante la "false speranze" che diffonde (come dice Bankitalia), appesantirà imprese, occupazione e famiglie italiane ancora per due anni, contrariamente a quanto accade negli altri Paesi europei.

Un avviso di garanzia, benedetto, permetterebbe al premier di fare piazza pulita anche di scene come quella a cui hanno assistito milioni di italiani l'altra sera: un uomo di 73 anni, capo di governo, che giura sulla testa dei figli, tra l'imbarazzo dei suoi ministri, che non ha avuto "rapporti piccanti, molto piccanti" con una minorenne. Un avviso di garanzia, benvenuto, potrebbe cambiare di segno anche questo affare. Se lo è combinato da solo irritando i suoi alleati con le candidature delle sue giovani o giovanissime amiche, umiliando in pubblico la moglie, ficcandosi in un ristorante della peggiore periferia di Napoli.Un passo della magistratura consentirebbe al capo di governo di giocare non in difesa, un po' smarrito come appare oggi, ma in attacco secondo uno schema che lo ha sempre gratificato. Purtroppo, per quel che se ne sa, i pubblici ministeri stanno facendo a Berlusconi un dispetto molto grave: lo ignorano, non gli invieranno alcun avviso di garanzia. Così il conflitto con la magistratura vede in campo un solo combattente: il Cavaliere.

Come in una pantomina, ingaggia la sua battaglia da solo, finge e simula uno scontro che non c'è. Come tanto tempo fa, quando nei giardini della villa Olivetta di Portofino lo sentirono gridare: "Dài, colpiscimi, stupido. È tutta questa la tua forza? Colpisci più forte, ancora più forte". Quelli di casa pensano a un ladro, a una rissa. Accorrono. Lo vedono lì sul prato. Solo. Lui saltella, arretra, avanza, scarta di lato in un'immaginaria rissa. Le gambe flesse, i passi corti, il pugno destro ben stretto a protezione della mascella e il sinistro che si allunga veloce contro l'avversario che non c'è.

In fondo, Berlusconi politico ripete ossessivamente sempre la stessa perfomance comunicativa, come se il largo consenso di cui gode fosse inutile per governare, anche se questo dovrebbe essere il suo impegno prioritario. Urla e si lamenta, invece. Gli riesce meglio. Scomparsi i "comunisti", salta su contro i magistrati.

Anche se quelli se ne stanno buoni, deve rappresentarli con il coltello tra i denti. Per evocare il pericolo, ha bisogno di richiamare un episodio di quindici anni fa, l'avviso di garanzia per la corruzione della Guardia di Finanza. Il suo ricordo è come al solito truccato. I tre processi hanno accertato, in maniera definitiva, che la Guardia di Finanza è stata corrotta, che le tangenti sono state pagate per concludere le indagini sulla Fininvest. Dopo una condanna a 2 anni e 9 mesi, la Cassazione non ha ritenuto sufficienti gli indizi del collegamento diretto fra i funzionari corrotti e Silvio Berlusconi, link invece definitivamente provato per altri dirigenti Fininvest, condannati con sentenza irrevocabile. Assolto? Berlusconi non dice che se quel "collegamento non è stato provato" fu grazie a un testimone che il Cavaliere corruppe: David Mackenzie Mills.


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